Difficilmente, o meglio raramente, utilizzo parole degli altri su questo mio blog (e quando mi capita di farlo, indico sempre il legittimo proprietario della bocca, o mano, dal quale tali parole son nate..), pochi giorni fa, però, mi è capitato di leggere un pezzo sul Rolling Stone appena acquistato che, come sempre, appena pagato comincio a sfogliare mentre, a piedi, mi reco al lavoro, rischiando così non poche volte la collisione con pali della luce, paletti anti-parcheggio/panettoni di cemento, cacche di cane, bottiglie di birra abbandonate, automobili sia in movimento sia in divieto di sosta, auricolar-telefonisti rincoglioniti che sembrano che parlano da soli e, fortunatamente, anche con belle dolzelle, giovani scolarette e fresche teenager.. proprio sul numero di giugno, quello con la copertina dedicata ai Pink Floyd che torneranno (in realtà solo Roger.. ci sarà) con "Dark side of the moon" live all'Arena di Verona che sarà una cosa spettacolare, nelle pagine delle lettere c'è un pezzo di Massimo Coppola contenuto nella sua rubrica fissa "il cerotto sulla bocca" che risponde, a modo suo come sempre, alla curiosa lettera del lettore di turno. Mi piace sempre leggere le risposte di Coppola ai quesiti più strani e stravaganti della gente e questa volta, mentre stavo per terminare, sentivo dentro di me il voler a tutti costi postare tale pezzo. Non so precisamente perchè, so che mi è piaciuto parecchio e forse vorrei solo condividerlo con quanta più gente possibile; ora tutti si aspetteranno un trattato di filosofia che spieghi il perchè della vita e del mondo e allora resterà deluso. Niente di tutto ciò. Tutto molto più semplice. è questo il segreto.

"Io sono ignorante, la legge non ammette ignoranza e quindi sarò sempre colpevole. Già negli anni 60 qualcuno asseriva: "la cultura è diventata in tutti i sensi merce". Pensi che ci sarà mai una nuova generazione che possa creare le basi per un nuovo movimento situazionista dove dove artisti, filosofi, pensatori, urbanisti daranno una scossa a questa distruzione delle coscienze? O dobbiamo attendere la cyberavanguardia? Download biologici e coscienze artificiali ci devono indicare la via per la ribellione? O, peggio ancora, dobbiamo attendere la fine di questa ns. civiltà per liberarci della schiavitù della comunicazione/oppressione e per conoscere la vera libertà? Ciao, Antonio"

"Caro Antonio, ti racconto una soria che ho letto su Topolino ai tempi dell'elementari. Paperopoli, anni 80. Per un non meglio specificato motivo il sindaco decide di mettere mano a una ristrutturazione urbanistica senza precedenti. In men che non si dica i migliori architetti del mondo parellelo Disney ridisegnano la città dei paperi dal becco alle zampe. Subito, non essendoci appalti truccati, le imprese di costruzione si mettono all'opera. Sulle prime, la cittadinanza è entusiasta. Ma, passata l'effimera gioia iniziale, subentra il fastidio. Non solo è difficile muoversi nella città, resa un colabrodo dai cantieri; soprattutto il frastuono dei martelli pneumatici crea un gran mal di testa all'intera comunità dei paperi, dallo Zione in giù. Ma, si sa, a Paperopoli la scienza ha ancora un ruolo e un volto: quello affilato di Archimede Pitagorico, che, nello spazio di sole due vignette e stravolgendo (al solito, nel privato del suo stanzino) le leggi della fisica, mette a punto un martello pneumatico che, lungi dall'assordare con la monotona percussione continua, diffonde nell'aere le note di una composizione di Mozart. Paperopoli ritrova la serenità. Ma, come accaduto solo poche pagine prima, essa ha breve durata: subito iniziano i moti di piazza. I primi a scendere sul piede di guerra, come sempre, sono i fan del jazz: "Perchè Mozart e non del buon jazz?", chiedono a squarciagola sotto il Municipio. Subito seguiti dagli oltranzisti del liscio, poi dai supporter del samba, infine dai fondamentalisti del boogie-woogie (il rock'n'roll è troppo, per Paperopoli). In men che non si dica Paperopoli è insomma messa a ferro e fuoco dai fan dei diversi generi musicali, trascinata in uno stato di tumulto che neanche quando sparisce la numero uno a zio Paperone. A chi, se non Archimede, affidare la soluzione del problema e salvare Paperopoli dalla guerra civile? Egli, con la spiccia semplicità dello scienziato, inconsapevole dei significati politico-simbolici della scelta, risolve il problema con un taglio drastico: il pluralismo crea confusione, che si torni al caro vecchio frastuono. In mezza vignetta (disfare è sempre più semplice che fare, a Paperopoli), riconverte i martelli musicali al loro sound precedente. I paperi campano di nuovo sereni al ritmo del tum-tum martellifero. La morale la lascio a te. Io, per non deprimermi con seccanti paragoni con l'Italia odierna, mi accontento di vedere nella scelta di Pitagorico l'invenzione del noise industrial!

e io non mi permetto di aggiungere altro. Credo sia perfetto così.
Una domanda grande, una grande risposta.
Complimenti.