Saddam Hussein condannato a morte per impiccagione
La notizia: BAGHDAD (Reuters) - Saddam Hussein è stato condannato a morte per impiccagione da un tribunale iracheno appoggiato dagli Usa che lo ha ritenuto colpevole di crimini contro l'umanità.
Il deposto presidente, visibilmente scosso, ha urlato "Allah Akbar!" (Dio è il più Grande) e "Lunga vita alla nazione!".
L'alto tribunale iracheno ha anche condannato a morte l'alto giudice Awad Hamed al-Bander e il fratellastro di Saddam ed ex capo dell'intelligence Barzan Ibrahim al-Tikriti . L'ex vice presidente iracheno Taha Yassin Ramadan, invece, è stato condannato all'ergastolo.
Gli imputati sono stati condannati per l'uccisione di 148 abitanti del villaggio sciita di Dujail, sterminati dopo il fallimento di un attentato contro l'ex dittatore Saddam avvenuto nel 1982.
Sia la condanna a morte che quella all'ergastolo danno automaticamente la possibilità di ricorrere in appello contro la sentenza, ritardando così i tempi dell'esecuzione di vari mesi.
Il governo iracheno, controllato da una maggioranza sciita, ha espresso la sua soddisfazione per il verdetto.
"Questo è il minimo che meritava Saddam", ha detto a Reuters Ali al-Dabbagh, portavoce del primo ministro Nuri al-Maliki.
Dopo essersi inizialmente rifiutato di alzarsi in piedi, il 69enne ex dittatore, si è finalmente alzato per ascoltare la sua sentenza.
Condannandolo a morte per impiccagione, la corte ha deciso di ignorare la richiesta espressa dal dittatore di essere giustiziato da un plotone di esecuzione piuttosto che morire con una corda al collo.
Dopo 45 minuti di udienza, il presidente della corte Abdul Rahman ha aggiornato la seduta.
Fuori dal tribunale, si è udito qualche sporadico colpo sparato nei quartieri sciiti di Baghdad in segno di festa.
Il primo ministro iracheno aveva chiesto nei giorni scorsi alla popolazione di restare calma dopo la sentenza, ma aveva anche specificato che Saddam avrebbe dovuto avere "quello che si meritava".
Il deposto presidente, visibilmente scosso, ha urlato "Allah Akbar!" (Dio è il più Grande) e "Lunga vita alla nazione!".
L'alto tribunale iracheno ha anche condannato a morte l'alto giudice Awad Hamed al-Bander e il fratellastro di Saddam ed ex capo dell'intelligence Barzan Ibrahim al-Tikriti . L'ex vice presidente iracheno Taha Yassin Ramadan, invece, è stato condannato all'ergastolo.
Gli imputati sono stati condannati per l'uccisione di 148 abitanti del villaggio sciita di Dujail, sterminati dopo il fallimento di un attentato contro l'ex dittatore Saddam avvenuto nel 1982.
Sia la condanna a morte che quella all'ergastolo danno automaticamente la possibilità di ricorrere in appello contro la sentenza, ritardando così i tempi dell'esecuzione di vari mesi.
Il governo iracheno, controllato da una maggioranza sciita, ha espresso la sua soddisfazione per il verdetto.
"Questo è il minimo che meritava Saddam", ha detto a Reuters Ali al-Dabbagh, portavoce del primo ministro Nuri al-Maliki.
Dopo essersi inizialmente rifiutato di alzarsi in piedi, il 69enne ex dittatore, si è finalmente alzato per ascoltare la sua sentenza.
Condannandolo a morte per impiccagione, la corte ha deciso di ignorare la richiesta espressa dal dittatore di essere giustiziato da un plotone di esecuzione piuttosto che morire con una corda al collo.
Dopo 45 minuti di udienza, il presidente della corte Abdul Rahman ha aggiornato la seduta.
Fuori dal tribunale, si è udito qualche sporadico colpo sparato nei quartieri sciiti di Baghdad in segno di festa.
Il primo ministro iracheno aveva chiesto nei giorni scorsi alla popolazione di restare calma dopo la sentenza, ma aveva anche specificato che Saddam avrebbe dovuto avere "quello che si meritava".
Le prime reazioni:
MILANO (Reuters) - Il capo del governo e il ministro degli Esteri italiano, pur sottolineando la necessità di una condanna inflessibile nei confronti di Saddam Hussein colpevole di crimini contro l'umanità, ribadiscono la contrarietà dell'Italia alla pena di morte, per qualsiasi delitto.
Il presidente del Consiglio Romano Prodi, in una dichiarazione ai giornalisti a Bologna trasmessa da SkyTg24, dice che la condanna a morte per impiccagione emessa oggi a Baghdad nei confronti dell'ex presidente iracheno "rispecchia il giudizio di tutta la comunità internazionale sul dittatore Saddam Hussein".
"C'è poi una riflessione - ha aggiunto - sull'esecuzione della condanna a morte . Certo, ci sarà l'appello, ma per efferato che sia un delitto, la nostra tradizione e la nostra etica si allontanano dall'idea della pena di morte".
Prodi poi ha precisato che "naturalmente non cambia il giudizio sulla guerra in Iraq. E' interessante vedere come la stessa comunità americana distingua la condanna a Saddam, per la quale è tutta unita, e invece si distingua sempre più dalla guerra irachena".
Il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha invece affidato a una nota il suo commento alla sentenza capitale per Saddam Hussein.
"Osservo in primo luogo che si tratta di una decisione assunta da un organo giudiziario in un Paese che ha un governo e un parlamento eletti democraticamente, e che quindi decide autonomamente anche sulla propria legislazione in materia penale - si legge nel comunicato diffuso dalla Farnesina - E' evidente che la condanna per chi si è macchiato di orrendi crimini contro l'umanità deve essere netta, severa e inflessibile".
"Ciò premesso, da parte mia non posso che ribadire tuttavia la contrarietà dell'Italia alla pena capitale in ogni circostanza", precisa D'Alema nella nota.
"Sul piano politico e della sicurezza - conclude il ministro degli Esteri - credo inoltre che sia necessaria, in una fase molto delicata e critica della transizione democratica e della stabilizzazione in Iraq, una seria riflessione sulle conseguenze che l'effettiva esecuzione della sentenza potrebbe avere in termini di ulteriore aggravamento del clima di forte tensione e di scontro civile che dilania il Paese".
Il presidente del Consiglio Romano Prodi, in una dichiarazione ai giornalisti a Bologna trasmessa da SkyTg24, dice che la condanna a morte per impiccagione emessa oggi a Baghdad nei confronti dell'ex presidente iracheno "rispecchia il giudizio di tutta la comunità internazionale sul dittatore Saddam Hussein".
"C'è poi una riflessione - ha aggiunto - sull'esecuzione della condanna a morte . Certo, ci sarà l'appello, ma per efferato che sia un delitto, la nostra tradizione e la nostra etica si allontanano dall'idea della pena di morte".
Prodi poi ha precisato che "naturalmente non cambia il giudizio sulla guerra in Iraq. E' interessante vedere come la stessa comunità americana distingua la condanna a Saddam, per la quale è tutta unita, e invece si distingua sempre più dalla guerra irachena".
Il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha invece affidato a una nota il suo commento alla sentenza capitale per Saddam Hussein.
"Osservo in primo luogo che si tratta di una decisione assunta da un organo giudiziario in un Paese che ha un governo e un parlamento eletti democraticamente, e che quindi decide autonomamente anche sulla propria legislazione in materia penale - si legge nel comunicato diffuso dalla Farnesina - E' evidente che la condanna per chi si è macchiato di orrendi crimini contro l'umanità deve essere netta, severa e inflessibile".
"Ciò premesso, da parte mia non posso che ribadire tuttavia la contrarietà dell'Italia alla pena capitale in ogni circostanza", precisa D'Alema nella nota.
"Sul piano politico e della sicurezza - conclude il ministro degli Esteri - credo inoltre che sia necessaria, in una fase molto delicata e critica della transizione democratica e della stabilizzazione in Iraq, una seria riflessione sulle conseguenze che l'effettiva esecuzione della sentenza potrebbe avere in termini di ulteriore aggravamento del clima di forte tensione e di scontro civile che dilania il Paese".
Già..